29 mag
2025
Forse uno degli argomenti più ricercati tra chi convive con ansia o depressione: Lexapro. Non è un nome che passa inosservato, soprattutto per chi ha mai messo piede nello studio di uno psichiatra. Prescritto per la prima volta nei primi anni 2000, oggi è tra i farmaci più dati in tutto il mondo per trattare disturbi d’ansia e forme di depressione, e anche in Italia la sua fama non accenna a calare. Non parliamo di una medicina qualunque: Lexapro racchiude un principio attivo chiamato escitalopram, su cui si sono fatti davvero tantissimi studi. Ma come funziona davvero, quali sono le cose da sapere prima di assumerlo e come si convive con i suoi effetti giorno dopo giorno?
Lexapro appartiene alla famiglia degli SSRI, cioè “inibitori selettivi della ricaptazione della serotonina”. Suona complicato, ma è più semplice di quanto sembra: vuol dire solo che questo farmaco aiuta il cervello a usare meglio la serotonina, il famoso “ormone della felicità”. In pratica, chi ha poca serotonina spesso si sente giù, ha pensieri negativi o fatica a gestire ansia e stress. Lexapro, grazie al principio attivo escitalopram, impedisce che la serotonina venga riassorbita troppo in fretta dai neuroni, così rimane più a lungo tra una cellula e l’altra. Più serotonina 'attiva', più possibilità che l’umore migliori. Ma non è una bacchetta magica: gli effetti non si sentono subito. Di solito, chi lo assume racconta che occorrono almeno due, tre settimane perché i primi sintomi dell’ansia o della depressione comincino davvero a scendere.
Uno studio del 2021 pubblicato su “The Lancet” ha messo Lexapro tra gli antidepressivi più efficaci e meglio tollerati, soprattutto rispetto a farmaci più vecchi. Gli SSRI, tra cui Lexapro, sono molto usati perché in genere danno meno effetti collaterali rispetto alle generazioni precedenti di antidepressivi. L’escitalopram è una molecola pulita, creata apposta per essere più selettiva possibile: colpisce quasi soltanto la serotonina, quindi meno rischi di effetti collaterali strani su altre funzioni cerebrali o su organi come cuore e fegato. Ma attenzione, non significa che sia innocua o leggera, solo che il profilo di sicurezza è stato valutato in tantissimi studi.
Lexapro è usato per una lista di disturbi piuttosto estesa. Oltre alla depressione maggiore, è tra i farmaci di prima scelta per il disturbo d’ansia generalizzato (il classico stato d’ansia che ti segue tutto il giorno), il disturbo ossessivo compulsivo, alcuni tipi di attacchi di panico e anche la fobia sociale. A volte viene suggerito anche per chi ha tensione muscolare legata a uno stato d’ansia continuo o per problemi nel sonno, anche se non è la sua indicazione principale.
Un altro punto: Lexapro esiste in diverse dosi, da 5 a 20 mg, e non è raro che si inizi dal dosaggio più basso, soprattutto per le persone sensibili agli effetti collaterali. In Italia, è attualmente disponibile sia come compresse che in forma di gocce, il che aiuta molto chi ha problemi con la deglutizione o vuole aggiustare il dosaggio con precisione millimetrica. A differenza di altri farmaci, escitalopram viene quasi sempre assunto la mattina: non dà sonnolenze come certi antidepressivi "vecchia scuola".
Il tema che più spesso preoccupa chi inizia Lexapro è quello degli effetti collaterali. Nessun farmaco è privo di rischi, ma qualche dettaglio può far passare molta paura inutile. Tra gli effetti più comuni nei primi giorni: nausea, nervosismo, difficoltà a dormire, qualche mal di testa e a volte una strana sensazione di agitazione interna, quasi come se il corpo fosse più sensibile. Un’altra cosa che molti notano è una diminuzione della libido, o problemi legati alla sfera sessuale, come una certa difficoltà a raggiungere l’orgasmo. Secondo dati clinici affidabili, fino al 30% di chi prende Lexapro segnala almeno un effetto collaterale del genere, ma spesso questi sintomi si attenuano dopo poche settimane.
Quello che non si dice abbastanza è che ogni persona risponde in modo diverso. C’è chi smette la terapia dopo qualche giorno per piccoli fastidi (come la bocca secca), ma tanti altri riescono tranquillamente a portarla avanti senza grossi problemi. Gli effetti più pesanti, come palpitazioni, aumento della pressione o pensieri strani, sono rari e vanno sempre segnalati al medico: meglio una chiamata in più che rischiare. Dal 2022, la Federazione Italiana Medici di Medicina Generale ha rafforzato i consigli per il monitoraggio: prime settimane con occhi ben puntati, poi si vede come va. Curiosità: secondo i dati raccolti nel Registro Italiano degli SSRI, solo circa il 5-6% delle persone ha dovuto sospendere Lexapro per effetti collaterali troppo forti.
Qualcuno teme i famosi “black box warning”, cioè gli avvisi neri che negli Stati Uniti devono comparire sulle confezioni di questo farmaco, soprattutto per ragazzi sotto i 24 anni. Il rischio di pensieri suicidari può aumentare all’inizio? Sì, secondo alcuni studi esiste una finestra di attenzione nelle prime settimane, motivo per cui è fondamentale segnalare ogni cambiamento d’umore o idee strane. Ma nelle persone adulte il rischio è molto più basso. Largo alla chiarezza: smettere di colpo Lexapro è sconsigliato, perché può portare una serie di sintomi chiamati “sindrome da sospensione”: vertigini, irritabilità, disturbi del sonno e sensazione che il mondo vada troppo veloce.
Un altro gruppo di effetti collaterali riguarda l’appetito e il peso: nel lungo periodo, chi usa Lexapro può prendere qualche chilo, spesso per miglioramento dell’umore (si mangia di più perché si sta meglio), non per colpa diretta del farmaco. Interessante notare che, rispetto ad altri SSRI, l’escitalopram sembra influire meno su fame e peso.
Sarà anche tra i farmaci più studiati, ma Lexapro fa sorgere mille dubbi a chi lo inizia per la prima volta. La regola d’oro: seguire sempre le indicazioni del proprio medico e non fidarsi dei "sentito dire" in rete. Prima di tutto, la costanza: prendere Lexapro sempre alla stessa ora aiuta a stabilizzare il livello di farmaco nel sangue. Evitare di saltare le dosi, ma se capita, non prendere mai la doppia dose per compensare, meglio saltare la pillola e continuare normalmente il giorno dopo.
Molti si chiedono se possono usare Lexapro insieme ad altri medicinali. Ci sono alcune interazioni importanti: attenzione con anticoagulanti, anti-infiammatori non steroidei (tipo ibuprofene), certi antifungini e, soprattutto, MAO-inibitori (vecchi antidepressivi praticamente spariti, ma meglio fare una lista dei farmaci che si usano e passarla al medico). Altra domanda gettonata: “Posso bere alcol mentre prendo Lexapro?”. La risposta ufficiale è che sarebbe meglio limitarlo: la combinazione può esagerare certi effetti come sonnolenza e rallentamento dei riflessi, anche se nei fatti ogni tanto un bicchiere di vino a cena non scatena drammi.
Chi guida o lavora con macchinari dovrebbe prestare soprattutto attenzione i primi tempi, finché non sa bene come il farmaco agisce su di lui. Importante anche sapere che il sole non influisce sull’efficacia di Lexapro: nessun problema con le vacanze al mare, anche perché l’escitalopram non modifica la sensibilità alla luce come altri psicofarmaci. Le donne in gravidanza e allattamento devono confrontarsi col medico: ci sono studi che mostrano rischi bassi per il feto, ma la decisione va personalizzata.
Per chi è preoccupato da quanto durerà la terapia, una buona fetta di psichiatri consiglia almeno sei mesi di trattamento dopo il miglioramento dei sintomi. Serve una certa pazienza: interrompere troppo presto può portare a ricadute. Quando arriva il momento giusto per smettere, lo scalare la dose va fatto molto lentamente, in settimane o mesi, mai di botto. E occhio al fai da te: ogni cambiamento nella terapia, anche solo ridurre la dose, serve discuterlo prima con chi segue il paziente.
Un consiglio pratico: per ricordarsi la pillola, si può usare una sveglia sul telefono o una scatolina settimanale (quelle trasparenti con i giorni scritti sopra). Non sottovalutate le dimenticanze, perché anche una o due dosi mancate possono destabilizzare l’umore nei soggetti sensibili.
C’è chi è convinto che Lexapro "cambi la personalità". Sciocchezza bella e buona: il farmaco non installa un nuovo sistema operativo nel cervello, semplicemente regola l’equilibrio della serotonina. Alcuni temono di diventare “zombie emotivi”, ma la percentuale di chi avverte una vera perdita dell’empatia è minima. Piuttosto, chi torna a sorridere grazie all’escitalopram lo racconta senza vergogna: "Riesco finalmente a vedere il bicchiere mezzo pieno."
Una questione interessante riguarda il legame tra Lexapro e creatività. C’è chi dice che gli antidepressivi smorzino ispirazione e fantasia. Gli studi più recenti suggeriscono che, se il farmaco riporta la mente fuori dalle secche della depressione, c’è molta più energia per scrivere, dipingere, suonare. L’importante è non aspettarsi superpoteri o cambiamenti totali nella visione delle cose.
Non va dimenticato il rischio di automedicazione: comprare Lexapro senza ricetta è illegale e pericoloso. La dose corretta, il momento giusto per iniziare e la motivazione vanno sempre discussi con il medico. Sul web girano decine di trucchi su come "sentire meno" le prime settimane di effetti collaterali: dal bere più acqua, al prendere il farmaco la sera, al mangiare solo leggero. La verità è che l’adattamento richiede tempo, pazienza e spesso qualche piccolo aggiustamento personalizzato. Seguire una dieta varia aiuta (l’escitalopram non ha particolari interazioni alimentari), ma non serve una routine particolare salvo casi di allergie o problemi digestivi.
Un altro punto poco noto: Lexapro è metabolizzato dal fegato, grazie a un enzima chiamato CYP2C19. Alcune persone hanno una variante di questo enzima che li rende metabolizzatori rapidi o lenti, per cui la stessa dose può avere effetti molto diversi a seconda della genetica. Non tutti i medici ne parlano, ma esistono test semplici per scoprire la propria variante, utili se la terapia non dà effetto o compaiono effetti strani. Sul fronte legale, Lexapro non è una sostanza d’abuso, non crea dipendenza fisica come le benzodiazepine. Se compare la voglia di smettere o se la terapia sembra inutile, niente vergogna: con il medico si può sempre riconsiderare la scelta, anche provare farmaci diversi.
A oggi, Lexapro compare anche nelle linee guida Europee come farmaco di prima scelta per la depressione resistente, cioè quella che non risponde alle cure tradizionali. Ogni anno, nuovi dati confermano che in moltissimi casi aiuta, anche dove altre terapie hanno fallito. Insomma, Lexapro non è il protagonista di una rivoluzione, ma un alleato potente nella lotta a depressione e ansia. Usato nel modo giusto, seguito da chi se ne intende, cambia la vita di tanti senza rubare la loro autentica personalità.
Scrivi un commento ( Tutti i campi sono obbligatori )